La fragilità in Armenia

Una storia vera

Siamo lieti di invitarla a una serata dedicata ai bambini disabili armeni che non ricevono adeguata assistenza economica, medica, scolastica.

L’incontro è organizzato dal Melograno – For the disabled Armenian children, in collaborazione con il Viktoria Medical Center, e racconta l’esperienza sul campo dei volontari che hanno partecipato attivamente al progetto.

L’aspettiamo giovedì 7 novembre ore 21.00 presso la “Casa armena”, piazza Velasca 4, Milano.

Al termine dell’incontro verrà offerto un piccolo rinfresco.

Per maggiori informazioni si consiglia di consultare il file in allegato.

 

Perché parlare del pavimento pelvico ?

La conoscenza dell’anatomia e della funzione del pavimento pelvico nella nostra società  è piuttosto scarsa. In molti paesi nord – europei esiste una vera e propria cultura del pavimento pelvico tant’è che per esempio in Francia, se ne parla alle scuole medie e tutte le donne francesi conoscono ruolo di sostegno che tale muscolatura esercita nei confronti degli organi pelvici e sono fortemente convinte che una buona prevenzione fin dalla giovane età possa ridurre, se non addirittura evitare, l’insorgere di patologie legate ad una scarsa funzionalità di tale muscolatura. L’incontinenza urinaria colpisce una elevata percentuale di donne dall’età pediatrica in poi. La prevalenza dell’incontinenza urinaria nelle sue varie forme è così elevata da costituire un grosso problema socio-sanitario. Le percentuali riconoscono il  2-3% nel sesso maschile e il 10% nel sesso femminile sotto i 65 anni, per passare al 15-16% in entrambi i sessi oltre i 65 anni. Nelle case di riposo fino al 70% dei degenti sono incontinenti. In Italia circa 3 milioni di individui sono affetti da incontinenza urinaria e

il dato è sicuramente sottostimato. Negli Stati Uniti è la principale causa di ricovero in strutture protette e viene considerata una malattia sociale alla pari del diabete. Circa il 25% delle donne con età compresa fra i 30 e i 50 anni riferisce di avere difficoltà a trattenere l’urina durante  l’attività
fisica.

ANATOMIA FUNZIONALE DEL PAVIMENTO PELVICO

Il  bacino è chiuso verso il basso da un complesso apparato muscolo- fasciale costituito dai muscoli del pavimento pelvico e del diaframma uro- genitale. I visceri pelvici ( vescica, utero, retto) non gravano direttamente sulle strutture sottostanti ma sono sospesi al cingolo pelvico da un complesso apparato di legamenti. Il ruolo funzionale del pavimento pelvico è quello di sospensione e di sostegno degli organi endo-pelvici.

PAVIMENTO PELVICO E GRAVIDANZA

La gravidanza sottopone ad un notevole sforzo tutta la muscolatura pelvica che deve sostenere il peso dell’utero gravido.  Sarebbe auspicabile che tutte le donne in gravidanza prendessero coscienza col proprio pavimento pelvico in modo da tonificare ed irrobustire tale muscolatura che tra l’altro
esercita un fondamentale ruolo nel meccanismo del parto naturale.I corsi di accompagnamento alla nascita permettono alle gravide di apprendere gli esercizi di base in modo da potersi esercitare autonomamente al proprio domicilio.
È bene, soprattutto all’inizio, farsi seguire da un’ostetrica che sia in grado di correggere eventuali dissinergie addominali e anomali pattners respiratori.
Una volta apprese le tecniche di base, la donna può tranquillamente ripetere gli esercizi da sola, più volte al giorno ed imparare anche il massaggio perineale d effettuare con oli di origine naturale. Un perineo elastico riduce notevolmente la percentuale di episiotomie.

La conoscenza del pavimento pelvico contribuisce ad aver un approccio olistico del percorso nascita favorendo la partecipazione attiva della donna alle varie fasi del travaglio ed al periodo  espulsivo.

EDUCAZIONE PERINEALE

L’educazione perineale mira a far prendere coscienza alla donna del proprio pavimento pelvico e di renderla autonoma nell’esecuzione degli esercizi di base che le permettono di mantenere una buona tonicità muscolare. È un processo attraverso il quale la donna recupera una consapevolezza del proprio corpo (dopo una gravidanza o un intervento chirurgico)

RIEDUCAZIONE/ RIABILITAZIONE

SCOPO della rieducazione:
– prevenire e ridurre l’incontinenza urinaria
– prevenire e ridurre l’incontinenza fecale
– mantenere una buona statica pelvica
– garantire una soddisfacente vita sessuale

La riabilitazione viene proposta per la prima volta da Kegel nel 1948. Ancora oggi  il suo percorso
terapeutico viene considerato fondamentale .

Si realizza attraverso 3 fasi:
– la presa di coscienza
– il rinforzo muscolare ( esercizi di chinesiterapia, elettro stimolazione e biofeedback)
– l’automatizzazione

La fase preliminare consiste nell’informare la donna e correggere le cattive abitudini messe in atto
per prevenire, ridurre o nascondere gli episodi di incontinenza.
Attraverso la presa di coscienza si cerca di rendere la paziente consapevole della propria
muscolatura pelvica. È la fase più importante, il cuore del trattamento ed è anche la più delicata
poiché prevede la presa di coscienza di una zona poco rappresentata a livello corticale.

Esempi di indicazione preventiva sono:
– post- partum
– pre e post chirurgia pelvica
– età, limitazione dell’attività fisica, allettamento
– minor controllo sulle funzioni perineali

Esempi di indicazione terapeutica sono:
– incontinenza urinaria
– prolasso genitale di grado lieve
– incontinenza fecale
– dolore sessuale
Gli esercizi proposti si inscrivono in un percorso di benessere generale e la donna recupera un senso di potere verso il proprio corpo, si prende cura di sè e ravviva la sessualità con naturalezza. Ciò permette alla donna di avere a disposizione strumenti per riscoprirsi, per risentirsi armonizzando i sistemi legati al perineo, dalla minzione, alla defecazione, alla sessualità.

INOLTRE…

Numerosi studi hanno evidenziato il coinvolgimento della muscolatura del piano perineale in donne con disfunzioni sessuali soprattutto di tipo doloroso. Fra queste si può nominare la dispareunia (dolore durante i rapporti), il vaginismo ( spasmo involontario dei muscoli perineali tale da impedire la penetrazione) e la vestibulodinia (dolore vulvare ricorrente o persistente di origine neurologico).
In modo particolare la vestibulite vulvare, ancor oggi poco conosciuta, rappresenta un disturbo che riguarda circa il 12-15% di donne con età compresa fra i 20 e i 40 anni. Di difficile diagnosi (spesso le donne trovano lo specialista dopo anni di peregrinare) è caratterizzata da sintomi variabili che vanno dalla dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali) al bruciore, tensione vulvare, prurito, cistite, sensazione di gonfiore che si manifestano in alcuni casi
all’improvviso creando disagio.

VULVODINIA

Il termine vulvodinia viene utilizzato per descrivere ogni sensazione dolorosa che riguarda la regione vulvare. Questa sensazione può essere descritta come bruciore, irritazione, dolore, sensazione di gonfiore o di arrossamento. Il dolore può essere continuo o intermittente, localizzato in un punto specifico o diffuso.
Una particolare forma di vulvodinia viene denominata sindrome vulvo-vestibolare. Tale sindrome, nota da molti anni, è caratterizzata da un’infiammazione cronica del vestibolo vulvare (la prima parte della vagina) che determina un dolore prevalentemente durante i rapporti sessuali (in alcuni casi il dolore compare anche senza che la zona sia stimolata in alcun modo).
La mucosa di questa zona è particolarmente delicata e a volte si possono formare micro-lesioni alle quali consegue, come risposta infiammatoria, uno spasmo muscolare continuo e quindi un’alterazione del tono muscolare (ipertono); è presente sempre una sofferenza delle terminazioni nervose (nevralgia).
La sindrome vulvo-vestibolare colpisce in genere donne molto giovani (fra i 18 e i 35 anni), ma non risparmia le adolescenti e le donne mature.Quali sono le cause della vulvodinia?

L’esatta causa non è conosciuta. Tra le possibili cause ci sono vulvovaginiti ricorrenti da candida o da altri microrganismi, reazioni allergiche a sostanze chimiche o/a farmaci. Una recente ipotesi parla di alterazioni genetiche che renderebbero alcune mucose, fra cui quelle vulvari, particolarmente vulnerabili. Si è anche ipotizzato una neuropatia periferica del nervo pudendo. Terapia. Le terapie proposte nel tempo sono state molte e con risultati variabili sia come efficacia che per persistenza dei risultati raggiunti. Alcune donne trovano beneficio in un trattamento, mentre altre non rispondono in alcun modo. Pertanto non esiste un trattamento universale per tutte le donne, spesso bisogna ricorrere a trattamenti combinati e personalizzati. Una delle terapie che attualmente da discreti risultati (a volte in associazione con farmaci usati nel trattamento delle sindromi dolorose croniche), è la Rieducazione del Pavimento Pelvico ed in
particolare l’elettrostimolazione funzionale. In pratica si tratta di una stimolazione elettrica della muscolatura vaginale per ridurre il tono muscolare e ripristinare al meglio il microcircolo locale con benefici effetti anche sull’innervazione della zona. Alla stimolazione elettrica si associa la chinesiterapia ed il biofeedback che permettono alla donna di conoscere la propria muscolatura pelvi-perineale e di apprendere adeguate tecniche di rilassamento.

A cura di Fabiana Toneatto (Ostetrica)

 

 

 

 

 

 

Visita Endocrinologica

La nostra specialista endocrinologa si occupa delle cause ormonali di infertilità e poliabortività, in particolare condizioni di autoimmunità e disfunzioni della tiroide, sempre più frequenti nei paesi che, come l’Italia, sono caratterizzati da una carenza di iodio nel terreno e negli alimenti. Accompagna la paziente fin dal periodo del pre-concepimento con l’obiettivo di creare condizioni ormonali ottimali al concepimento e alla gravidanza, sia spontanea che con percorso assistito.

Si occupa anche di osteoporosi, sia post-menopausale che secondaria ad altre patologie, come malassorbimenti o disfunzioni ormonali. Particolare spazio viene dedicato alla prevenzione di questa condizione, puntando a modificare le abitudini di vita che la favoriscono e, in particolari casi , impostando terapie di prima e di seconda linea.

ECOGRAFIA TIROIDEA

Viene eseguita ecografia color-doppler della tiroide e delle paratiroidi di secondo livello, ovvero volta ad evidenziare non solo le patologie infiammatorie della tiroide (tiroiditi), acute, subacute o croniche, ma anche a delineare la mappatura della tiroide, specificandone il volume e la presenza di eventuali noduli, dei quali viene indicata la classe di rischio secondo le ultime linee guida internazionali (American Thyroid Association).

Alimentazione e fertilità maschile

 

Spesso mi chiedono se esistono cibi che favoriscono la produzione di sperma migliore sia nel numero e che nella qualità degli spermatozoi….

Bene, come sempre, la risposta sta nel consigliare la moderazione, nella necessità di assumere cibi vari con particolare attenzione alla frutta e alla verdura.

Premesso questo vorrei sottolineare ciò che è emerso da uno studio condotto ad Harvard e pubblicato su una famosa rivista di Nutrizione Americana (*), già alcuni anni fa, secondo cui è molto importante assumere pesce almeno 3 volte alla settimana soprattutto qualità come salmone o tonno, ricchi di omega-3 che favoriscono la produzione di spermatozoi migliori, sempre secondo questa ricerca e’ altrettanto vero che chi consuma molte carni lavorate (bacon, wurstel, salame) ha un livello di produzione di spermatozoi decisamente inferiore, poichè sembra che questi alimenti inducano una diminuzione degli ormoni della riproduzione (testosterone in particolare).

Anche l’alcool deve essere tenuto sotto controllo, infatti se un bicchiere di vino o una birra non hanno alcun effetto indesiderato, è invece provato che dosi più elevate sono correlate ad una diminuzione dei livelli di testosterone e conseguentemente ad un peggioramento della qualità dello sperma ( sia nel numero che nella qualità degli spermatozoi).

Non dimentichiamo che lo zinco ha un ruolo importante per il buon funzionamento della prostata, pertanto nella dieta non potranno mancare: mandorle, anacardi, fagioli, pinoli, ceci, miglio, quinoa e lenticchie.


(*) 2014 American Society for Nutrition

Processed Meat Intake Is Unfavorably and Fish Intake Favorably Associated with Semen Quality Indicators among Men Attending a Fertility Clinic1,2,3

Myriam C. Afeiche4,*, Audrey J. Gaskins4,5, Paige L. Williams6, Thomas L. Toth7, Diane L. Wright7, Cigdem Tanrikut8, Russ Hauser5,7,9, and Jorge E. Chavarro4,5,10

 

 

Federica Cetti Serbelloni

Biologa Nutrizionista

 

 

 

Consulenza Nutrizionale

Impariamo ad alimentarci in modo corretto per vivere meglio oggi e domani
Nel centro è presente un biologo nutrizionista per la preparazione di piani alimentari personalizzati

Perché rivolgersi al Nutrizionista

Il Biologo Nutrizionista è un professionista che dopo aver effettuato un colloquio conoscitivo per capire le abitudini, le esigenze e i gusti della persona che si trova davanti, è in grado di preparare grazie alla sua formazione professionale, un piano alimentare individuale ed equilibrato che fornisce tutti i nutrienti necessari ad una alimentazione sana e corretta.
Una alimentazione corretta unita ad uno stile di vita sano e ad una regolare attività fisica permette di mantenere o raggiungere il benessere della persona.
I piani alimentari possono essere elaborati per coloro che si trovano in condizioni fisiologiche ottimali o per persone che presentano patologie già diagnosticate e che necessitano un’alimentazione specifica.
Dopo la preparazione del piano alimentare, il Nutrizionista ne segue l’andamento verificandone gli effetti sull’individuo, il gradimento dello stesso e apportandone le modifiche necessarie.

Ad ognuno il suo…

Ogni piano alimentare è personalizzato e studiato appositamente per la persona che decide di seguirlo, tenendo conto dei suoi gusti alimentari, dei ritmi di vita e delle necessità, tutto finalizzato ad incontrare la maggiore “compliance” possibile da parte della persona.
Chi segue regimi alimentari diversi dalla Dieta Mediterranea, quali vegetariani e vegani necessitano di piani alimentari accurati per evitare carenze di nutrienti fondamentali.
Le intolleranze alimentari sono molto diffuse e meritano grande considerazione poiché spesso si manifestano con sintomatologie subdole, di difficile inquadramento clinico, producendo effetti negativi nella vita di chi ne soffre.
Occorre ricordare che l’ottenimento dei risultati sperati è possibile solo a fronte di un serio impegno nel seguire le indicazioni fornite.

Piani Alimentari Equilibrati Ipocalorici, Normocalorici, Ipercalorici

Perdita di peso
Mantenimento
Aumento di peso

Piani Alimentari per patologie

Ipertensione
Celiachia
Stipsi
Colon Irritabile
Malattia diverticolare
Cellulite (P.E.F.S.)
Iposideremia
Diabete
Iperuricemia
Gotta

Piani Alimentari per la donna

Gravidanza
Allattamento
Ripresa del peso forma

Piani Alimentari per bambini e adolescenti

Piani Alimentari per sportivi

Piani Alimentari

laparoscopia

La laparoscopia è una tecnica che permette di ‘vedere’ all’interno dell’addome, attraverso uno strumento chiamato laparoscopio.
Questo è un tubo rigido e sottile dotato di fibre ottiche, attraverso le quali viaggia la luce, che viene introdotto nell’addome mediante una piccola incisione in prossimità dell’ombelico. Altre parti connesse al laparoscopio permettono di eseguire interventi chirurgici ‘a cielo coperto’.

Quando è indicata

La laparoscopia è consigliata come procedura diagnostica per capire se il dolore pelvico riferito dalla donna è conseguente a: endometriosi, malattia infiammatoria pelvica, gravidanza extrauterina.

La laparoscopia consente, inoltre, di definire se una tumescenza pelvica è una cisti liquida o solida connessa all’ovaio, oppure un fibroma o un mioma a carico dell’utero.

La laparoscopia permette tra l’altro di individuare un problema d’infertilità, per esempio la presenza di aderenze o di malformazioni dell’apparato genitale interno. Inoltre, con il test cromatografico si verifica se le tube sono aperte o chiuse. Tale test consiste nell’iniettare attraverso l’utero del colorante (blu di metilene) e, quindi, di osservare attraverso il laparoscopio il passaggio del colorante attraverso le tube e la sua fuoriuscita nella cavità addominale.

La laparoscopia è prevista come tecnica chirurgica in molte patologie: endometriosi, anche alla presenza di cisti di varie dimensioni; gravidanza extrauterina, consentendo di conservare la tuba interessata con un buon ripristino della sua funzionalità; cisti ovariche, anche di notevoli dimensioni, infatti, prima sono aspirate, poi sezionate e quindi rimosse; fibromi uterini, soprattutto se sottosierosi e peduncolati; aderenze pelviche, con buoni risultati di liberare completamente la pelvi; incontinenza urinaria, che può essere corretta con varie tecniche laparoscopiche.

La sterilizzazione tubarica è un intervento eseguibile per via laparoscopica grazie all’applicazione di clips.

Che cosa succede prima dell’esame

La laparoscopia richiede una preparazione particolare: digiuno dalla mezzanotte del giorno precedente l’intervento; clistere di pulizia intestinale; tricotomia parziale. Il giorno dell’intervento si esegue la profilassi antibiotica e la paziente è invitata a svuotare la vescica. L’anestesia è sempre necessaria per consentire un miglior rilassamento della paziente. Pertanto deve aver eseguito le seguenti indagini: esami ematochimici, elettrocardiogramma e radiografia del torace.

Che cosa succede durante la laparoscopia

L’intervento inizia con l’introduzione di un particolare strumento chiamato isteroiniettore nell’utero, al fine di mobilizzarlo. Quindi si pratica una piccola incisione a livello dell’ombelico, attraverso il quale con l’apposito ago di Verres è introdotto del gas nell’addome. Questo gas permette di separare gli organi pelvici tra loro e dalla parete addominale, consentendo un’adeguata visione.

Successivamente attraverso l’incisione ombelicale è introdotto il laparoscopio. Eventualmente attraverso piccole incisioni nella parete bassa e laterale dell’addome s’introducono gli strumenti necessari per eseguire atti chirurgici.

Al termine il laparoscopio è rimosso; il gas esce dall’addome e l’isteroiniettore è allontanato. Viene applicato qualche punto sulle incisioni addominali e un piccolo bendaggio è posto a protezione delle ferite.

La laparoscopia diagnostica richiede 15-20 minuti, mentre la laparoscopia operativa può durare anche un’ora o più, secondo la complessità dell’intervento.

Che cosa succede dopo l’esame

Dopo la laparoscopia, la paziente può lamentare alcuni lievi disturbi, che in ogni modo scompaiono in pochi giorni. Può essere avvertito dolore alle spalle, alla schiena o all’addome: sensazione dovuta al gas utilizzato per distendere la cavità addominale. Può comparire nausea, in genere conseguenza del gas usato, della manipolazione delle anse intestinali, così come dell’anestesia.

Può manifestarsi fastidio alla deglutizione a causa dell’intubazione tracheale eseguita al fine di facilitare la respirazione. In alcuni casi subentra una certa difficoltà di concentrazione nelle ore successive l’intervento a causa dell’anestesia (le attività che richiedono particolare concentrazione, come guidare l’automobile, devono essere evitate per 48 ore). Può persistere per qualche giorno una piccola perdita di sangue dalla vagina. La cicatrizzazione delle ferite sull’addome richiede di solito 5-6 giorni.

La degenza post-operatoria è limitata a 1-2 giorni. La sera dopo l’intervento, la dieta è libera. In pochi casi è necessario prolungare la degenza. Anche la convalescenza domiciliare è breve; i rapporti sessuali possono essere ripresi dopo 2-3 giorni dall’intervento.

Il trattamento successivo alla laparoscopia varia da paziente a paziente. In ogni caso, a distanza di un mese è richiesta una visita ginecologica, per valutare l’opportunità di trattamenti farmacologici o ulteriori interventi chirurgici.

Quando è controindicata

Le controindicazioni assolute all’esecuzione della laparoscopia sono la presenza di esiti di peritonite o comunque di processi aderenziali estesi, legati a patologia infiammatoria o a precedenti interventi chirurgici.

La laparoscopia non è sempre possibile quando la paziente è obesa. In circa il 6% dei casi di obesità, infatti, è necessario convertire l’intervento laparoscopico in una tecnica tradizionale con laparotomia (=apertura dell’addome).

Quali possibili rischi

La laparoscopia, come ogni tecnica chirurgica, non è priva di rischi. I principali rischi sono: la formazione di ematomi nella parete addominale; la costituzione di enfisema sottocutaneo; la lesione di anse intestinali, piuttosto rara; la lesione di grossi vasi, come la cava, l’aorta e l’arteria iliaca comune; l’arresto cardiaco o l’embolia gassosa, molto rari; infine i rischi anestesiologici da valutare caso per caso.

Quali vantaggi

La laparoscopia presenta importanti vantaggi. Il principale è la visione diretta degli organi addominali senza l’apertura dell’addome. Questo riduce il trauma sugli organi pelvici e non rimangono evidenti cicatrici esterne. Si riduce anche il rischio d’infezioni dovute alla contaminazione con l’ambiente.

Globalmente la ripresa delle normali attività lavorative e sociali è anticipata rispetto ai tempi richiesti dagli interventi chirurgici tradizionali: dopo un intervento con apertura dell’addome la permanenza in ospedale è di almeno 5 giorni rispetto ai 1-2 giorni della laparoscopia.

Quali sono le alternative

Le alternative alla laparoscopia diagnostica non sono valide. Nel caso della laparoscopia operativa, invece, le alternative sono rappresentate dagli interventi tradizionali effettuati con apertura della parete addominale.